CAMAIORE. E’ iniziata ormai da alcuni giorni la cassa integrazione a zero ore per il primo gruppo di lavoratori e lavoratrici della Oreste Pardini srl di Camaiore, storica azienda di estrusione dell’alluminio.

Dopo gli incontri istituzionali delle settimane scorse – con il Comune di Camaiore e la Prefettura di Lucca – i dipendenti attendono di sapere cosa ne sarà del loro posto di lavoro. Ci sarà la chiusura dell’azienda e la vendita dei macchinari o l’attività potrà proseguire secondo quanto propone l’offerta giunta dalla Elexos (gruppo Cima)?

Venerdì prossimo è in programma un incontro con il giudice della procedura fallimentare presso il tribunale di Lucca.

Intanto oggi, 26 ottobre, i lavoratori sono tornati a far sentire la loro voce davanti ai cancelli di via Sterpi, scioperando per due ore.

“Pensavamo che l’offerta di Elexos sarebbe stata accettata perché è l’unica che consente di continuare a lavorare” ha spiegato Alessio Giannoni, da 17 anni alla Pardini e rappresentante sindacale Fiom. “Dopo la prima offerta, alla Elexos è stata chiesta un’integrazione che è arrivata e che adesso rispecchia i termini della base d’asta – ha continuato Giannoni – perciò siamo fiduciosi anche perché, viceversa, la storia della Oreste Pardini terminerebbe qui”.

“La tutela dell’occupazione e del sito produttivo è il nostro obiettivo”, ha aggiunto Nicola Riva della Fiom Versilia che ha ricordato come i dipendenti siano “i maggiori creditori dell’azienda, in virtù del loro Tfr – circa 400 mila euro, ndr – che quindi deve avere un peso nella decisione finale”.

“I macchinari non usciranno dagli stabilimenti, se la decisione sarà di vendere tutto e chiudere l’azienda”, hanno assicurato i lavoratori, contrari alla cessione al compratore estero che ha fatto la prima offerta alla proprietà. Sono 26 le famiglie a rischio di perdere lo stipendio nel giro di pochi giorni, un ulteriore colpo per il territorio versiliese in termini di occupazione e desertificazione industriale.

L’appello dei dipendenti e della Fiom è: la Oreste Pardini non deve chiudere!

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